Vendere le proprie foto: qui spiego tutto (100.000 dollari guadagnati)

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Description:

Vendere le proprie foto è il sogno di tutti gli appassionati di fotografia. Farlo online è facilissimo:

Non c’è nemmeno bisogno di attrezzatura ultra professionale.

Fin qui tutto facile, ma c’è un piccolo problema. Se si fa tutto di testa propria le vendite rimangono vicine alla zero, anche se si viene dalla fotografia professionale, perché il mercato cerca un tipo di immagini che i principianti non possono conoscere.

Mi chiamo Daniele Carrer e dal 2006 produco foto e video stock.

Quando iniziai impiegai parecchie settimane per aspettare che qualcuno comprasse la mia prima immagine ed incassare il mio primo dollaro, ma nel tempo, grazie allo studio e al sacrificio, ho aumentato i miei guadagni fino a farne uno stipendio costante e:

Chiunque può fare ome ho fatto io e iniziare a produrre.

che poi fornisce clienti come:

con i contenuti creati da gente come me e te.

Bisogna considerare una cosa se si vuole fare il mio stesso lavoro (vendere le proprie foto e i propri video). Oggi c’è tantissima concorrenza. Ecco un esempio:

207.546 immagini con la parola chiave “Milano” solo su Shutterstock.

Se scrivo Milano su Shutterstock, come se fossi un cliente interessato ad acquistare una foto della città, escono più di 200 mila risultati.

E’ la dimostrazione che chi parte facendo di testa propria perde:

perché è impossibile svettare tra tutte quelle immagini puntando solo sulla fortuna.

Io ho guadagnato più di 100 mila dollari con questo sistema, e solo per questo motivo posso insegnare agli altri tutto quello che ho imparato:

Basta che scrivi la tua mail nel riquadro sopra e un secondo dopo ti mando il link ad un video che spiega quanto si può guadagnare vendendo foto online. E nei successivi giorni te ne mando altri tre che ti possono aiutare a partire con il piede giusto.

Non prometto facili arricchimenti. Quello lo lascio a fare ai tanti stregoni della rete: Ma di sicuro sto dando a chi ha la passione per la fotografia un’ottima possibilità per migliorare, almeno un pochino, la propria vita.

Ho iniziato a vendere nei microstock senza troppa convinzione, riciclando le foto delle mie visite alle Capitali europee e le riprese dei miei cortometraggi degli anni precedenti. Sì, perché oltre ad essere un ex montatore televisivo, dai miei 18 ai miei 30 anni ho provato (senza successo) a diventare un regista cinematografico, prima di capire che in quel settore non conta il merito, ma qualcos’altro.

Siamo nel 2007 e a quel tempo, se si decide di vendere le proprie foto e i propri video online, tutto è possibile. Nei mesi successivi faccio:

Complice del mio successo è il miglior mercato possibile per un business: quello dove i compratori crescono più dei tuoi concorrenti. Tanti registi e fotografi, potenzialmente migliori di me, non si accorgono di quello che sta succedendo, quindi io ne approfitto.

Oggi, chiunque volesse ripercorrere quella strada, perderebbe un sacco di tempo, perché l’asticella della concorrenza è più alta e i soggetti da riprendere non sono di quelli che si possono casualmente trovare nella collezione di un videomaker. Rassegnatevi quindi a dover ripartire da capo se volete guadagnare, almeno se parliamo di stock footage (video). Se si tratta invece di vendere le proprie foto, il discorso cambia.

Una delle mail tipo che ricevo è quella del fotografo esperto che, malgrado una certa professionalità, impara a conoscere il mercato delle immagini stock solo dopo essere capitato nel mio sito. E’ probabile che nei suoi archivi ci sia del materiale idoneo alla vendita, ma ovviamente, visto che bisogna anche perdere ore a descriverlo prima di riuscire a farselo comprare, la risposta più frequente che do è:

probabilmente riusciresti a guadagnare qualcosa, ma è proprio quello che stai cercando?

Purtroppo non esiste una risposta universale, perché ci sono mille variabili da considerare:

Negli anni acuti della crisi ho conosciuto un sacco di fotografi freelance che, a causa di un calo del lavoro tradizionale, hanno occupato le loro giornate provando a produrre e vendere immagini stock, trovando così un modo professionalmente dignitoso per non chiudere baracca. E’ bene ricordare però che, per quanto riguarda il materiale che si ha in archivio, la fase piacevole, ovvero la ripresa, è già passata. Ora arriva la noia del keywording, quindi bisogna fare le proprie valutazioni.

Capire a priori quanto si può guadagnare riciclando una parte del proprio archivio è difficile, ma non impossibile. Esiste per esempio uno strumento, che insieme ad un amico spiego in questa pagina del sito e anche nel mio corso, che in base ad un’analisi dei dati storici di vendita delle agenzie, dice quante possibilità di vendita ha un certo soggetto. Tutti dati che chi improvvisa la produzione non conosce. Esistono quindi tutt’oggi delle buone possibilità di successo per chi ha l’accortezza di vendere le proprie foto e i propri video imparando il metodo per farlo.

Il finale è che probabilmente si riesce a portare a casa qualcosa riciclando vecchi contenuti, ma nel primissimo periodo è difficile superare i 100 dollari che, in termini di guadagni, significa che la metà di chi ci prova viene remunerata con meno di 2 euro per ogni ora di noia e fatica (il keywording al computer).

Ovviamente la soddisfazione di sapere che qualche produzione professionale utilizza i propri lavori non ha prezzo.

Ho preso in mano la telecamera a metà degli anni 90, ancor prima di diventare maggiorenne.

Erano tempi molto diversi da quelli attuali: non bastava uno smartphone per fare filmati di qualità molto vicina a quella televisiva (sempre che dietro non ci sia uno di quei geni che fa le riprese in verticale).

Nasco come videomaker, ma tutt’oggi, valutando la soddisfazione che mi dà l’attività in sè, preferisco dedicarmi alla fotografia, se posso scegliere. Purtroppo però:

quindi l’arte dell’immagine statica non è quella che pratico più spesso.

In più, girando per le Capitali Europee ho sempre l’impressione che le persone che camminano con la macchina fotografica al collo siano mediamente migliori delle altre. Da quando ho iniziato con il microstock, la quantità di gente indifesa che mi dà confidenza chiedendomi informazioni turistiche è aumentata esponenzialmente rispetto a quando visitavo le stesse città senza l’evidenza degli strumenti di lavoro che uso adesso.

Questo per dire che sono un fan sfegatato della fotografia, e anche per dare un significato completo al ragionamento che farò nei prossimi paragrafi.

Qualche anno fa passai un paio di giorni a Venezia nell’ultima settimana di Carnevale per provare l’impatto dei grandi eventi sulla vendita di stock footage. Rimasi tutto il pomeriggio in Piazza San Marco, che per l’occasione si trasforma in una sfilata di maschere di massa, con:

Ore di fatica, per colpa del cavalletto e dell’enorme scocciatura di doverlo:

continuamente, ma di sicuro con un risultato finale originale che mi poteva portare dei buoni incassi. Conscio di aver raccolto tutto quello che era raccoglibile, ad un certo punto andai in hotel per lasciare i pesi superflui e dedicarmi alla fotografia, godendo come un matto nella mezz’ora di sole che mi rimaneva.

Ovviamente non sono uno che ama farsi del male, ma il motivo della scelta era semplicissimo:

in Piazza ero l’unico videomaker con cavalletto, contro decine e decine di fotografi.

Se non ci credete ecco i risultati economici di quel pomeriggio di riprese:

Questi sono i miei guadagni dello stock footage di quella giornata venduto su Pond5: gli importi che ho incassato sono la metà di quelli indicati. Ovviamente ho venduto gli stessi video anche su altre agenzie.

Se anche solo l’1% dei fotografi in piazza fosse stato un produttore di stock images, allora da lì a poco sarebbero piovute migliaia di foto nei siti delle Agenzie.

In questo sito parlo spesso della necessità di differenziarsi, cosa che in quel contesto ho interpretato alla lettera. Dovevo ripagarmi:

Il video era in grado di farlo, le immagini no.

C’è infatti una semplice considerazione da fare: creare una buona foto del Carnevale di Venezia non è oggettivamente difficile. I puristi si arrabbieranno a morte con me per questa affermazione, ma io sono una persona pragmatica, e penso che vendere le proprie foto del Carnevale di Venezia basti avere:

Non si può sperare di essere migliori degli altri e mangiarsi l’intera torta delle vendite. In quel contesto il vero business è girare video con il cavalletto, perché c’è molta meno gente che lo fa e quindi i compratori interessati a quel contenuto sono in qualche modo obbligati a rivolgersi a te.

E’ così che si guadagna ed il punto è proprio questo:

produrre stock footage per me è una cosa seria e se a fine mese non ci fossero risultati diventerebbe un problema.

So che tanti di quelli che leggono il blog sono dei fotografi e non hanno mai fatto un video, ma nel presupposto che l’attrezzatura che usano probabilmente gira anche i filmati, basta un cavalletto per decuplicare i propri introiti.

I miei video su Videoblocks generano 43 dollari di incassi a vendita. Il motivo per cui oggi sconsiglio di vendere le proprie foto e di passare al video è che per guadagnare gli stessi soldi con le immagini su:

bisogna venderne almeno una cinquantina, e con l’attuale mercato non è possibile a parità di tempo impiegato per farlo.

In più, visto che la fase di keywording è pressoché identica sia che si tratti di video che di foto, è una follia non considerare la possibilità di girare filmati per chi viene dalla fotografia.

Lo stock footage è, nel video, quanto di più vicino alla foto statica esista. Io lavoro con:

manuali, aiutandomi con gli strumenti della macchina con i quali, una volta presa confidenza, si lavora in maniera intuitiva e veloce.

Non c’è nulla di nuovo perché nello stock footage non c’è un’azione dinamica da seguire. Si deve semplicemente essere selettivi nelle inquadrature perché la quantità di queste va ridotta, essendo lunga la fase di preparazione a causa del montaggio del cavalletto:

se si sta girando per una Capitale Europea si passa più tempo negli spostamenti che di fronte a quello che si deve riprendere.

So che si tratta di un fatto traumatico. Ma è anche l’unico sistema per ripagarsi il viaggio e farne molti altri in futuro. Bisogna adattare il proprio stile di ripresa a questa realtà, ma dal punto di vista tecnico non ci sono differenze che non si imparano in un paio d’ore di prove.

Lavorare con l’esposizione manuale significa tenere fissi questi valori e scorrere la rotellina dei tempi facendo riferimento ad un cursore che si sposta sullo schermo dando indicazione della corretta quantità di luce che serve.

Già al tempo di quelle riprese giravo con il sole sempre alle spalle, grazie all’uso di un tracciatore solare. Quindi succedeva che non potevo andare direttamente:

perché quest’ultimo ha il sole perpendicolare al tramonto.

Lavorare in questo modo non è il massimo del piacere, ma non ci sono altre strade per portare a casa il risultato.

I miei guadagni su Shutterstock della clip girata di fronte al Parlamento di Berlino. L’importo indicato è il mio incasso.

C’è una clip delle mie, che solo su Shutterstock fino ad ora mi ha ripagato per intero il volo (o quello del prossimo viaggio che farò). Se avessi scattato unicamente foto sarei stato molto bravo a guadagnare con tutte insieme gli stessi soldi.

Pensate ancora che non valga la pena farci un pensierino?

© 2019 – Dafactory di Daniele Carrer. P. IVA 04666280260

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